Guida per principianti alla conservazione self-preserving

Più del 65% dei prodotti Lush sono self-preserving, cioè non hanno bisogno di alcun conservante sintetico per restare freschi.

Ma eliminare i sintetici non è così semplice. La dinamica di ciascuna formula va attentamente bilanciata per riuscire a confezionare prodotti efficaci, pratici, di lunga durata e validi quanto gli omologhi con conservanti. Helen Ambrosen, una delle fondatrici di Lush e inventrice di prodotti, spiega: “Per noi i cosmetici sono una forma d’arte. Quando crei un prodotto è come se dipingessi un quadro, vuoi mettere insieme i colori per ottenere il miglior effetto possibile. Non importa quanto un prodotto sia biologico o ‘verde’... se per il cliente non funziona, non lo vorrà, quindi dobbiamo creare una formula che conservi tutti i benefici”.

Mettiamo che hai invitato degli amici a cena. Con loro stai alla grande, e nel menu c’è il piatto che ti riesce meglio – magari un chili con carne, una carbonara o un jalfrezi. Tutto perfetto... finché uno dei tuoi ospiti ti dice che ha cambiato abitudini alimentari... è diventato vegano, o ha scoperto di essere celiaco, o magari è allergico a qualcosa. E allora devi cambiare la ricetta. Se vuoi che il tuo piatto sia altrettanto delizioso non basta togliere l’ingrediente incriminato. No, la ricetta nel suo complesso va provata e riprovata, per far sì che consistenza, gusto e odore siano piacevoli come prima. Di certo non vuoi deludere gli altri ospiti, soprattutto quelli che già avevano assaggiato il tuo piatto forte e ormai si aspettano quel grado di piccante, quella cremosità e quel profumo. Per assicurarti che la tua cena sia un successo devi pensare la tua ricetta come fosse una formula.

Il problema dell’“acqua libera”

“L’acqua libera”, anche nota come “attività dell’acqua” è l’acqua che i microbi possono usare per riprodursi. Come tutti gli esseri viventi, i microrganismi per crescere hanno bisogno di acqua e nutrienti, e quindi i prodotti a base di acqua come i gel doccia forniscono l’ambiente ideale alla riproduzione dei batteri. Per mantenere i deperibili freschi e sicuri, l’acqua libera va ridotta, oppure bisogna controllare la crescita microbica con un conservante.

Conservanti sintetici tipo i parabeni possono essere usati per impedire ai microbi di svilupparsi nei prodotti a base di acqua. Per ridurre la quantità di acqua a cui i microbi possono avere accesso, si possono usare anche materiali naturalmente assorbenti, come l’argilla e composti idrosolubili come sali e zuccheri. I prodotti solidi, nudi, hanno un bassissimo contenuto di acqua, per questo non hanno bisogno dell’aggiunta di conservanti.

Il self-preserving in pratica

Sperimentare modi per mantenere al minimo l’acqua libera significa che i prodotti liquidi come i gel doccia possono diventare completamente self-preserving. Equilibrando i livelli di acqua, burri e olii, agenti detergenti sintetici sicuri e meravigliosi materiali naturali, è possibile creare cosmetici fatti quasi interamente con materiali benefici per pelle o capelli.

È un processo meticoloso, delicato, che richiede tempo e sforzo per essere applicato a una quantità sempre maggiore di prodotti. La dinamica della formula va attentamente bilanciata per arrivare a un buon prodotto che sia efficace, pratico e duraturo, senza fare ricorso a un sistema di conservanti sintetici.

Imparare a lavorare con i nostri amici microbi, invece che contro di loro, è una questione di equilibrio, e richiede un cambio di atteggiamento. “I prodotti pieni di conservanti possono spazzare via la microflora che protegge la nostra pelle”, spiega Helen “e vogliamo che i nostri prodotti siano migliori. Vogliamo che abbiano grandi effetti sui clienti in modo sicuro e naturale.  Per questo abbiamo scelto di metterci in relazione con i nostri amici microbi”.

Daniel Campbell, scienziato di cosmetici e sviluppatore di prodotti, descrive la difficoltà di bilanciare acqua e olio nella versione self-preserving di Dream Cream, un tipo di prodotto noto come emulsione che lega insieme olio e acqua.

Spiega: “Dovevamo garantire che l’emulsione fosse sufficientemente libera da permettere all’olio di essere assorbito dal sebo che sta sulla pelle, ma ai batteri piace parecchio vivere in un’interfaccia libero fatto di olio e acqua. Avevamo bisogno di creare un equilibrio per cui l’emulsione fosse abbastanza sciolta da essere assorbita dalla pelle, ma sufficientemente stretta da non far entrare i microrganismi. Ci siamo accorti che riducendo un po’ l’acqua e aumentando le quantità di olio, glicerina e burro di cacao, riuscivamo a raggiungere quell’equilibrio, un equilibrio davvero particolare”.

Self-preserving o senza conservanti?

‘Senza conservanti’ può essere un’espressione ingannevole. Implica che un prodotto sia completamente privo di conservanti, un concetto che gli esperti Jon J. Kara e Donald S. Orth mettono in questione nel loro studio “Preservative-Free and Self-Preserving Cosmetics and Drugs: Principles and Practice” (1996). Sostengono: “Di solito i prodotti multiuso a base d’acqua nei loro recipienti attuali non possono diventare senza conservanti semplicemente eliminando i conservanti dalla formula. Il termine self-preserving è più corretto rispetto a ‘senza conservanti’ per la maggior parte dei prodotti a base acquea che contengono un sistema chimico che uccide i microrganismi e/o ne impedisce la crescita.

In altre parole, quasi tutti i prodotti a base d’acqua ‘senza conservanti’ contengono un conservante, che semplicemente non è riconosciuto come tale dall’UE. Per esempio miele, sale, caolino, argilla, talco, calamina e burro di cacao e karité hanno tutti qualità di conservanti quando sono usati con il giusto dosaggio. Inoltre le tecniche di conservazione come ad esempio creare prodotti solidi, ridurre la quantità di acqua libera in una formula e usare un packaging stagno e una vita di scaffale più breve possono essere usati per creare formule self-preserving.

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