Pionieri di pace
Uccisioni, persone scomparse e deportazioni. Per Jesús Emilio e Arley Tuberquía, due rappresentanti del consiglio interno della Peace Community di San José de Apartadó, nel nord-ovest della Colombia, questi sono fatti all’ordine del giorno.
Questa Comunità è uno dei nostri fornitori più speciali: nonostante il conflitto che sta dilaniando il loro paese, queste persone continuano a vivere in pace coltivando le fave di cacao che usiamo in prodotti come la crema per il corpo Charity Pot.
Il viaggio di Jesús Emilio e Arley è stato organizzato con l’aiuto di Peace Brigade International, un’associazione per la difesa dei diritti umani. PBI lavora con questa comunità sin dalla sua fondazione, nel 1997, per mantenere vigile l’attenzione del mondo sulla situazione critica dei diritti umani in Colombia. Invia regolarmente in loco degli osservatori volontari per solidarietà alla popolazione, e anche per continuare a diffondere testimonianze sulle minacce che la Comunità continua a subire. Questa presenza internazionale rappresenta anche una forma di protezione: “Senza di loro, saremmo stati massacrati,” spiega Jesús Emilio.
La Peace Community è stata fondata in uno scenario di violenze e intimidazioni sia da parte dell’esercito governativo, che da parte della guerriglia di sinistra e dei gruppi paramilitari di destra. Un gruppo di circa 2100 contadini si è autodichiarato non-violento, chiedendo come unica cosa che venisse rispettato il loro diritto alla pace ed il loro rifiuto di prendere parte al conflitto, nel rispetto delle leggi internazionali per i diritti umani. La Comunità si è inoltre data un regolamento condiviso: non usare armi, non unirsi né supportare in alcun modo gruppi armati, pari diritti per tutti i membri, non fare uso di droghe o alcol.
Il conflitto in Colombia, che divampa da decenni, nasce da iniquità sociali ed economiche strutturali. “In Colombia non esiste il diritto di proprietà terriera, è praticamente impossibile possedere una casa, non c’è diritto all’istruzione e all’assistenza sanitaria gratuita, o a qualunque tipo di assistenza sanitaria decente. Anche l’istruzione è veramente pessima,” spiega Jesús Emilio. “Nella Peace Community cerchiamo di garantire che ogni famiglia abbia una casa e il diritto alla terra, ovvero un posto dove possa coltivare cibo per le proprie necessità. Il nostro obiettivo è di creare un mondo diverso, un modo diverso di vivere, con amore per i bambini, per gli adulti e per gli anziani.”
Paradossalmente, auto-escludendosi dal conflitto la Comunità è diventata una preda per tutti coloro che vorrebbero assumere il controllo delle sue terre. E come conseguenza, ha perso 261membri tra uomini, donne e bambini. Queste uccisioni, scomparse e deportazioni non sono state in alcun modo riconosciute né perseguitate legalmente da parte del governo colombiano. Per questo motivo i leader della Comunità, come Jesús Emilio e Arley, continuano a chiedere giustizia a livello internazionale.
“I paramilitari sono sempre attivi, oggi anche più apertamente di prima, e sono supportati da diverse istituzioni governative, in particolare la polizia e l’esercito,” spiega ancora Jesús Emilio. “Il 18 novembre 2013, i paramilitari hanno fatto irruzione ad Arenas Altas, uno dei nostri insediamenti, dove hanno rapito sei persone, di cui cinque adolescenti.
Quest’evento è collegato alla scomparsa, il 31 agosto, del giovane contadino Buenaventura Hoyos, le cui sorti sono ancora ignote. La situazione è davvero critica.”
Nonostante tutte queste gravi difficoltà, la Comunità è rimasta fermamente legata al suo impegno per la pace, vivendo in armonia con l’ambiente che la circonda. Qui vengono coltivati vari tipi di raccolti, sia da vendere che per la propria alimentazione, tra cui banane, avocado, mais, riso, fagioli, platano e, ovviamente, fave di cacao.
La Comunità ha anche creato un centro di ricerche ecologiche e un’Università Agricola dove ha sviluppato dei metodi di coltivazione basati sulle tecniche di permacultura, come le piantagioni miste e il compostaggio, così da non dover comprare pesticidi e fertilizzanti. Punta anche all’autonomia energetica, lavorando costantemente allo sviluppo di nuove strategie, come quelle basate sui biogas o sui pannelli solari.
Il 23 marzo 2014, la Comunità si è riunita per celebrare i suoi 17 anni. “L’anniversario è un grande momento per tutta la Comunità, molto profondo e spirituale” spiega Jesús Emilio. “È un giorno speciale perché le persone di tutti gli insediamenti che compongono la Comunità, insieme ad altri amici e alleati, vengono qui per commemorare l’occasione. Insieme ripercorriamo tutti gli anni passati, e guardiamo al futuro e alle nuove sfide che dovremo affrontare.”
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